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ANNA e MARIO DEL BIANCO

Mario Del Bianco HP -Montecassiano - Italia


 

 

Poesia composta da S.TERESA di GESÙ BAMBINO il 16 luglio 1897.


"Durante la notte ella aveva composto questa strofa per la comunione:
Tu che conosci...
A questo proposito mi disse:
L'ho composta facilmente, è straordinario: credevo di
non poter far più dei versi" (CJ 13.7.4).
A pensar bene, questa "notte" deve essere quella dal 12 al 13 luglio 1897.
Con voce alta e bella, suor Maria dell'Eucaristia canta la strofa prima della comunione di Teresa nell'infermeria, il 16 luglio (LT 255). Dopo la comunione, ella attacca la strofa 14 di Viver d'Amore: "morir d'Amore è un bel dolce martirio".
Teresa non comporrà più dei versi. Il suo "martirio" terminava undici settimane più tardi
(30 sett.) attraverso una "morte d'amore", come quella di Gesù sulla Croce.

LE ULTIME SOFFERENZE

 Dopo le prime avvisaglie del 30 luglio e dei giorni seguenti. Teresa gode di una relativa ripresa. Si meravi­glia anche di avere voglia «di ogni tipo di cosa buona». Il 6 agosto le emottisi cessano ma la febbre e l'oppressione permangono. Il 9 il dott. de Carnière raggiunge sua moglie a Plombières, ma constata prima di partire il deteriora­mento del polmone sinistro. Prescrive alcuni «piccoli rimedi» per il periodo della sua assenza e indica un sostituto in città.

Il 15 agosto ecco una nuova svolta nella malattia di Teresa: il fianco sinistro le fa molto male e le gambe si gonfiano. Il 17 agosto, in assenza del dott. de Carnière, madre Maria di Gonzaga autorizza fi­nalmente il dott. Francis La Néele a visitare sua cugina. La diagnosi è chiara: «II polmone destro è completamente perduto, pieno di tubercoli in via di rammollimento. Il sinistro è colpito nel suo terzo inferiore. La tubercolosi è arrivata al suo ultimo stadio». Il termine è infine pronunciato. La malattia ha invaso tutto l'organismo, compreso l'in­testino. Le sofferenze sono orribili. Teresa soffoca. Si teme l'occlusione inte­stinale. « C' è da perdere la ragione — confessa—. Quando dirò: " Soffro " — dice a suor Genoveffa —, voi risponderete: " Tanto meglio! ". Io non ne ho la forza; perciò sarete voi a completare quanto io vorrei dire».

Non dimentichiamo che Teresa aveva incessantemente l’immagine del Santo Volto davanti agli occhi: era fissata con degli spilli alle tendine del letto. Sperimenta in se stessa qualche cosa di quanto Cristo ha conosciuto al  Getsemani: infinitamente felice di essere il Figlio prediletto del Padre, era anche infinitamente triste. Come mai prima d'allora, Teresa si ripete le parole di p. Pichon: « Gesù ha sofferto con  tristezza; senza tristezza forse l’anima soffrirebbe?». Ella si riferisce pure a una riflessione di Lammenais letta nella Imitazione: «Nostro Signore all’orto del Getsemani gioiva di tutte le delizie della Trinità, e tuttavia la sua agonia non era meno crudele. E un mistero, ma vi assicuro che ne comprendo qualche cosa, perché l'ho provato io stesso». Nel pomeriggio del 27 agosto si conclude il periodo delle grandi sofferenze. Rimangono la febbre, la sete e l'oppressione. Non respira più che con metà del polmone sinistro. Il 30 agosto, su di un letto mobile, la si fa uscire nel chiostro, fino davanti alla porta aperta del coro: la sua ultima visita al Santissimo Sacramento. Prima di portar­la all'infermeria, suor Genoveffa la foto­grafa mentre sfoglia delle rose sul suo crocifisso. Il 14 settembre, rifacendo questo gesto familiare, osa dire: « Raccogliete bene questi petali, sorelline mie, vi saranno utili per fare dei piaceri più tardi, non ne perdete nemmeno uno ». I miracoli si produrranno veramente più tardi al contatto con i petali sfogliati.


"Tu che conosci..."
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Da "PERCHÉ TI AMO, MARIA!"

TU CHE CONOSCI...
(S. Teresa di G.b.)
 
Ad. Testo e Musica di
MARIO DEL BIANCO
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