- Beato l'uomo
- (Sal.
127)
-
- Ad.
Testo e Musica di
- Mario
Del Bianco
-
- Rit.:
Beato l'uomo che teme il Signore
- e cammina nelle sue
vie. (2v)
Vivrai del lavoro delle tue
mani,
sarai felice e godrai d'ogni bene.
La tua sposa come vite
feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti
d'ulivo
intorno alla tua mensa,
intorno alla tua mensa.
Rit.:
Beato l'uomo…
Così sarà benedetto l'uomo
che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion!
Possa tu vedere la
prosperità di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita.
Possa tu vedere i figli dei
tuoi figli.
Pace su Israele! Pace su Israele!
Rit.:
Beato l'uomo…
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- Beato
l'uomo (Sal. 127)
- . LA PACE FAMILIARE NEL SIGNORE
II salmo celebra la felicità
dell'uomo giusto. Dio lo benedice nel suo lavoro, dandogli la possibilità di
coglierne e di goderne i frutti. Dio lo benedice soprattutto
nella sua famiglia; la sua donna è come una vite feconda nella sua casa e su di
lui si appoggia; i suoi figli, come virgulti di olivo intorno alla sua mensa,
crescono sani e pieni di vita (1-3). La vigna e l'oliveto, che
rappresentano la fortuna materiale del contadino orientale, diventano un
simbolo e un prolungamento del benessere spirituale che l'uomo giusto possiede
nell'intimità della sua casa.
Nel raffronto stabilito dal
salmo tra il mondo naturale e quello dell'intimità familiare dell'uomo, è
rappresentato quell'angolo di terra promessa concesso da Dio ad ogni Israelita,
e quel mondo di serenità al quale Dio ha chiamato il suo popolo, per dargli la
possibilità di praticare la sua legge.
Il salmo termina con un
augurio, che è anche una benedizione: colui che teme Dio possa vedere la
prosperità di Gerusalemme e i figli dei suoi figli, cioè lo sviluppo, la
crescita e la continuità della vita, da lui diffusa nel tempo e nello spazio
(4-6). Il pellegrino che andava a
Gerusalemme, cantando questo salmo, portava nel cuore la sua famiglia e vedeva nella benedizione, che
cercava presso Dio, la garanzia di quella gioia, che, tante volte, aveva goduto
nell'intimità della sua casa. Il pio Israelita portava a Dio non solo se
stesso, ma tutti i suoi cari; e su di essi si riversavano le grazie impetrate
dal Signore. Di Cristo e della Chiesa
parla il salmo. Sposa di Cristo è la
Chiesa, che egli stesso ha reso fertile come una vite. Di sé e della Chiesa
a lui unita egli ha detto: « Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e
io in lui, fa molto frutto » (Giov 15,5).
« L'unione nuziale di Cristo
e della Chiesa, resta il prototipo da cui deriva quaggiù ogni unità di vita e
di amore, da
essa tale unità riceve la sua dignità e la sua consacrazione, verso di essa è
orientata, perché in essa trova il suo compimento voluto da Dio.
« L'unione di Cristo con la
Chiesa manifesta, nella sua assoluta perfezione, ciò che nel matrimonio degli
uomini è appena abbozzato. Come ogni uomo è fatto a immagine e somiglianza di
Dio, così ogni unione coniugale degli uomini è concepita da Dio a immagine e
somiglianza dell'unione di Cristo con la Chiesa. Questa è l'unione originale e
perfetta, secondo la quale Dio ha organizzato tutte le comunità di amore
terrene. « Le relazioni di Cristo e
della Chiesa non costituiscono soltanto un modello per la vita morale, esse
devono far comprendere agli sposi che in qualche modo essi sono orientali l'uno
verso l'altro come il Cristo e la Chiesa; ... malgrado l'imperfezione che è
loro propria, essi rappresentano il Cristo e la Chiesa e sono chiamati a
riprodurre la loro unione. Uniti sacramentalmente in matrimonio, gli sposi
partecipano veramente alla perfezione e ai beni dell'unione di Cristo con la
Chiesa. Si potrebbe dire che il sacramento del matrimonio è un battesimo che si
applica specialmente all'ordine coniugale, per mezzo di esso l'unità coniugale
è fatta cristiana. Ciò permette di renderci conto che il matrimonio di Cristo
con la Chiesa costituisce l'ideale supremo, umano e insieme divino, di ogni
matrimonio; esso pone in evidenza la vera essenza del matrimonio, che è quella
di elaborare un amore divino e una vita divina nell'unione di due esseri umani»
(GS, 48). L'unione di Cristo con la
Chiesa è feconda e tale fecondità si manifesta nella generazione dei figli di
Dio, che
sono in realtà figli del Cristo e della santa madre Chiesa. La scrittura chiama
il Cristo nuovo Adamo, capo e principio di una nuova umanità. E la liturgia
contempla i figli della Chiesa, fecondata da Cristo, crescere attorno alla mensa della
vita eterna preparata per loro dal Signore. Ogni famiglia umana e
soprattutto cristiana, che, pur nelle imperfezioni e difficoltà terrene, può
già fin d'ora essere fonte di grande felicità e di pace, quando vive nella luce
e nel timore di Dio, è destinata un giorno a ritrovarsi nella famiglia della SS.
Trinità, di cui è quaggiù l'immagine vivente.
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